All'inizio sembrava un incarico anche divertente, rilassante: consulente
scientifico part-time per il FBSA. Quello che ci voleva dopo le ultime
vicissitudini, un lavoro fatto di scrivania e provette. Bruce Banner aveva
sostenuto il colloquio preliminare a Washington, inondando il suo
intervistatore con le sue immense referenze e competenze, praticamente il
lavoro era già suo appena varcata la soglia. Anche perchè, diciamocelo, se al
FBSA non sapessero chi è Banner sarebbe meglio che cambiassero lavoro.
Il suo intervistatore lo aveva portato a conoscere il suo team di lavoro,
composto da due persone, ed è allora che era successo: un boato assordante,
come se la terra stesse urlando la sua angoscia all'uomo. Poi l'intero soffitto
era precipitato su di loro, per condannarli a morte certa.
IL
GIOCO DEL TRONO - PROLOGO
di FABIO VOLINO
Editor: CARLO MONNI
Assistant Editor: FABIO FURLANETTO
O forse no. Bruce Banner diventa il Professore e blocca il fatale impatto.
Notizia buona: sono tutti salvi, per ora. Notizia cattiva: ogni via d'uscita è
sbarrata e c'è solo oscurità. Notizia pessima: non è la prima volta che le vite
di alcune persone riposano sulle poderose spalle di Hulk, ma nemmeno la sua
forza è eterna. Notizia drammatica: la situazione rischia di far arrabbiare
Hulk, che notoriamente più si arrabbia e più diventa forte, ma poi è peggio per
tutti.
Appare una luce, poi un'altra, poi altre due. I cellulari delle persone che
sono rimasti bloccati qui con lui. L'unica donna presente lancia un urlo non
appena lo vede.
"No... non è per lei, è che mi spaventa essere rimasta bloccata".
Certo, certo.
"State tutti bene?" chiede l'intervistatore. Deboli mugugni di
assenso. Si avvicina a Hulk, senza dare cenni di spavento o timore, o sa
bluffare bene o si era preparato in anticipo a questo. "Riesce a
resistere?".
"Mettiamola così, per ora questo peso è un fuscello di paglia, ma gli dia
tempo e diventerà insostenibile come una incudine... questo non c'era nel
curriculum, una grave mancanza, lo riconosco".
Nessuno sa cosa dire, perchè non pare esserci neanche un barlume di speranza.
Probabilmente da qualche parte l'aria filtra ancora, ma nessuno vuole rischiare
di rimanere a corto di respiro. Tutti tranne uno.
"Il fuscello di paglia comincia a farsi sentire" dice Hulk "Ho
bisogno che mi parliate, che mi facciate pensare ad altro".
"E a cosa?" chiede la donna spaventata.
"Qualsiasi cosa".
C'è silenzio, poi, un silenzio che dura pochi secondi ma pare protrarsi per
ore. Alla fine è l'intervistatore a rompere la tensione. "Mi chiamo Jason.
Sono nato in Pennsylvania, a Pittsburgh. La mia famiglia si è trasferita a New
York perchè mio padre morì per un incidente sul lavoro e l'assicurazione non ci
rimborsò: fummo costretti a trasferirci da una vecchia zia, che ci avrebbe
cacciati volentieri via... anzi, una volta lo fece. I servizi sociali
intervennero e lei infine accettò solo per non essere trascinata in tribunale.
Nella sua casa non c'erano giocattoli e io e mia sorella passavamo intere
giornate nella noia più totale. Alla fine ci creammo un nostro mondo di
fantasia, pieno di draghi, elfi, orchi, vampiri, licantropi... avevamo una
fervida immaginazione come vedete... in cui gli eroi eravamo noi affrontando
mille pericoli per prevalere sempre".
L'intervistatore tace per qualche istante. "Poi... mia sorella mi venne
portata via. Quei servizi sociali che ci avevano salvato, ritornarono e dissero
che non poteva più vivere in quell'ambiente, con mia madre che non riusciva a
trovare un lavoro e che a loro dire era venuta meno ai suoi doveri di genitore.
Mia zia ovviamente non disse nulla, forse era quello che desiderava da anni.
Mia madre cadde nella depressione e un giorno, semplicemente, scomparve. Mia
zia ne approfittò immediatamente e mi cacciò di casa. Ancora minorenne, mi
ritrovai solo al mondo. Quello che accadde nelle settimane successive non
voglio raccontarlo".
Jason ritorna a essere silenzioso, poi ricomincia. "Alla fine trovai un
lavoro presso un negozio di barbiere. Quando il proprietario scoprì che dormivo
nel retrobottega, ero sicuro che sarei stato licenziato, invece mi chiese come
mai non avevo una casa. Gli raccontai tutta la mia storia. Chiamò subito i
servizi sociali e, quando questi non gli risposero, andò a protestare davanti
all'ufficio del sindaco e parlò con alcuni giornalisti. Immediatamente i
servizi sociali e la polizia intervennero, arrestando mia zia. Quando la vidi
portata via in manette, perdonatemi, ma quello fu uno dei momenti più belli
della mia vita, anche se oggi l'ho perdonata. Su mia madre pende ancora un
mandato di arresto... non so cosa pensare di lei".
Jason tace e stavolta sembra non voler più ricominciare. "E tua
sorella?" chiede Hulk "Alla fine l'hai ritrovata? Come sei arrivato a
lavorare qui?".
"Eddie, il barbiere, divenne come un secondo padre per me. Anche
ufficialmente, poichè mi adottò. E mi spronò a studiare e a laurearmi col
massimo dei voti. Il FBSA mi reclutò per le mie capacità di analista, poi venni
trasferito qui. Quanto a mia sorella... ho fatto delle indagini ma il suo
fascicolo è secretato e io non ho agganci".
"Io li ho, invece" ribatte Hulk "Credimi, scoprirò dove si trova
ora e farò in modo che... possiate creare altre storie...".
Il Professore interrompe il suo discorso, le sue spalle cedono un attimo, poi
con uno sforzo erculeo rialza le macerie. Ora però la sua pelle è grigia e c'è
Mr. Fixit.
"Quanto odio questa situazione!" grida Fixit "Quanto odio
voi! Io potrei sopravvivere se lasciassi andare le macerie, non credo voi. Però
la storia di prima mi è piaciuta... se ne avete un'altra... diciamo che potrei
dimenticarmi per qualche istante del peso che ho sulle spalle".
Si fa avanti un uomo, magro, occhialuto, il classico topo da laboratorio
verrebbe da dire. Si schiarisce la voce, non si sa bene il perchè, poi inizia a
parlare. "Mi chiamo Louis. Sono nato a New York. Da che ho memoria, la mia
vita è sempre stata divisa tra due cose: studio e lavoro. Da piccolo non
socializzavo, soprattutto a scuola. I miei compagni mi evitavano o si
prendevano gioco di me. Io avevo come valvola di sfogo solo i miei libri,
eppure spesso pensavo che mi stavo riempiendo la testa solo di inutili nozioni.
La prima volta che abbandonai questo pensiero fu quando mi diplomai col massimo
dei voti e ricevetti una borsa di studio per il MIT di Boston; la seconda volta
quando mi laureai magna cum laude e ricevetti gli applausi di tutta la
sala".
Louis si interrompe un istante. "Eppure... Eppure non mi sentivo del tutto
soddisfatto, avevo un vuoto dentro di me. Potete intuire tutti quale. Ma
qualcosa cambiò dopo che venni assunto da una importante ditta di software,
sempre qui a New York: lì conobbi... Vincent".
Lo sguardo di Joe Fixit si sposta non su Louis, bensì sulla donna spaventata,
giurerebbe di aver visto uno sguardo di disapprovazione da parte sua... o forse
è stata solo la tensione e la sua immaginazione. Bruce Banner crede nell'amore
libero, Fixit è più aperto mentalmente di quanto non si possa immaginare, solo
che a volte si lascia andare ad espressioni un po' troppo colorite. "Ti
sei trovato il fidanzatino, eh?".
Louis non pare offeso, probabilmente attribuisce il tutto all'atmosfera di
pericolo che li circonda e al desiderio di stemperarla. "Sì, il mio unico
amore. Lo trovi così strano?".
"Credimi, ne ho viste di cose strane nella mia vita. E due persone che si
vogliono bene rientrano invece nella ordinarietà". Un pensiero
insolitamente gentile da parte di Fixit. "Qualcosa però mi dice che non è
andata a finire bene".
Louis annuisce. "La società per cui lavoravamo era guidata da persone con
mentalità antiquata. Ovviamente non potevano cacciarci per quello che eravamo e
allora fecero di tutto per rendere il nostro lavoro insopportabile, affidandoci
compiti di basso livello, non dandoci mai gratificazioni, facendoci lavorare in
ambienti stretti e con scarse attrezzature... il tutto con la scusa delle
ragioni di budget".
"Nessuno adora, come l'adoro io, la gente di New York?" esclama
Fixit.
Louis continua. "Vincent fu il primo a crollare e se ne andò. Siamo ancora
in contatto, ma qualcosa tra noi si è spezzato dopo di allora. Io lo seguii
poco dopo. Il FBSA mi ritrovò che producevo software in una piccola azienda di
mia proprietà a Soho e mi reclutò, dandomi lavorativamente quello che mi era
mancato negli anni precedenti. Tuttavia mi sento ancora incompleto... e sembra
che così rimarrò fino alla fine".
"Invece no, schiappa!" grida Fixit, una voce che terrorizza i
presenti "Mostra un po' di palle! Noi sopravviveremo e la prima cosa che
farai sarà andare dal tuo fidanzatino e dirgli... ah, ma devo proprio insegnarti
tutto?... quello che provi per lui. Se non lo farai, ti riempirò di botte, ci
siamo capiti?".
Di nuovo le spalle del colosso sembrano cedere, di nuovo si rialza con un
incredibile sforzo da parte sua. E ancora una volta il suo aspetto è cambiato,
la pigmentazione ora è verde. Ora c'è il classico dei classici, l'Hulk Spacca.
"Hulk stanco, Hulk arrabbiato!".
"Inizia a mettersi male" dice sottovoce Jason.
"Hulk serve distrazione, storia come altri due".
I quattro si guardano in faccia. Il terrore nei loro occhi, attizzato da Fixit
in precedenza, sta crescendo. Si fa infine avanti l'altro uomo, rimasto finora
in disparte.
"Noi... ci siamo già incontrati".
"Piccolo uomo ricorda Hulk. Hulk non ricorda piccolo uomo".
"Tanti anni fa, in New Mexico. Mi chiamo Frank e un tempo ero un soldato
dell'esercito statunitense. Ero solo una matricola quando mi assegnarono ad una
piccola base, dove però circolava la voce si stessero facendo esperimenti
proibiti. La Base Gamma, la chiamarono".
"Hulk ricorda Base Gamma. Hulk nato lì da debole Banner".
"Io ero di guardia alla stanza dove erano presenti gli scienziati e i
generali dell'esercito. C'era anche la figlia del generale Ross: la procedura
non lo permetteva, ma quel vecchio aveva agganci molto in alto. E poi c'era quell'Igor...
non ricordo il cognome... solo a guardarlo provavo disgusto".
"Questi nomi Hulk ricorda, troppo dolore Hulk ricorda".
"C'erano stati dei tagli al budget di recente e la sorveglianza esterna
non era così imponente, cosa che permise l'ingresso nel sito test di un civile.
Ci fu una tremenda esplosione, poi mi vennero dati nuovi ordini: dovevo andare
di pattuglia nella campagna circostante. Un mio commilitone chiese cosa
dovevamo cercare, Ross rispose:'Lo capirai quando lo vedrai'. E aveva ragione".
"Piccoli uomini non lasciano mai in pace Hulk".
"Quando vidi la creatura... era grigia allora... mi paralizzai. Non
riuscii a reagire, mentre gli altri miei compagni venivano gettati via come
piume nel vento. Scappai. Una settimana dopo diedi le mie dimissioni ed entrai
in una ditta di vigilanza privata. Semplici incarichi di sorveglianza, noiosi
li definirebbe qualcuno, mentre le imprese di quella creatura affollavano le
pagine dei giornali e i siti web. A volte scompariva, altre volte veniva data
per morta, poi però inesorabilmente ricompariva".
"Perchè chiami Hulk 'creatura'? Nome Hulk ti fa paura?".
"Sai cosa è successo ai componenti del plotone che ti affrontarono quella
notte? C'è chi è diventato un padre manesco, chi ha tentato il suicidio, chi ha
divorziato... io sono stato il più fortunato, se così si può dire. In un'epoca
dove voi... meraviglie... dovevate ancora proliferare, io e gli altri quella
sera abbiamo guardato in faccia il nostro peggiore incubo. E il nostro peggiore
incubo ci ha riso in faccia. Sono stato reclutato dal FBSA circa sei mesi fa:
quando ho sentito che Bruce Banner...".
"Banner il debole".
"... era stato scelto come consulente scientifico, ho chiesto io di essere
assegnato ai turni di guardia. Perchè? Perchè voglio di nuovo guardare in
faccia il mio incubo, come sto facendo ora, e dirgli che non ho più paura di
lui".
"Piccolo uomo dice il vero?".
Frank annuisce.
"Piccolo uomo, Hulk ha ucciso una sola persona, quella persona aveva
ammazzato una sua compagna, se lo meritava. Hulk non uccide, piccolo uomo, Hulk
vuole solo essere lasciato in pace. Tu hai coraggio, piccolo uomo, e Hulk
rispetta questo. Hulk non è tuo incubo, Hulk è tuo amico".
Di nuovo un crollo delle forze, di nuovo il pelleverde che sembra debba cedere.
Stavolta accade qualcosa di ancora più strano, cambia anche la sua struttura
fisica. I quattro presenti sono sicuri di essere spacciati quando vedono che
Hulk si sta rimpicciolendo, eppure le macerie non cadono: incredibilmente
riesce a tenerle ancora sollevate. I quattro si ritrovano di fronte a Bruce
Banner, ma le espressioni del volto sono quelle di Hulk: il Banner-Hulk.
Nella sua prima e finora unica apparizione, il Banner-Hulk era stato
decisamente taciturno. Ora sente il bisogno di parlare, ora è lui che vuole raccontare
una storia.
"Vorrei parlarvi di un bambino" una voce possente come quella di Hulk
che esce da una figura esile come quella di Banner aumenta la tensione nei
presenti "Un bambino che era l’unica ragione di vita di sua madre, il cui
affetto per lui non era misurabile. Avrebbe dato la vita per lui.
Sfortunatamente per concepire un bambino occorre essere in due e il padre...
diciamo che non provava lo stesso tipo di affetto, un uomo meschino, frustrato,
viscido. Picchiava regolarmente la madre del bambino e, quando questo provava a
difenderla, le prendeva anche lui. Per quel verme suo figlio era un mostro,
andava eliminato. Alla fine la sua rabbia ebbe la meglio, l'affetto di una
madre non fu sufficiente: la madre morì, ma il verme non pagò neanche un giorno
per la sofferenza che aveva causato. Anzi, quando incontrò il bambino, ora
cresciuto, davanti alla tomba della madre lo picchiò ancora continuandolo a
definirlo un mostro".
Il Banner-Hulk si interrompe, osservando i quattro attoniti. "Solo che
stavolta l'amore trionfò. Se ripeti tante volte a una persona che è un mostro,
potrebbe alla fine cominciare a crederci. Il bambino aveva cominciato a
pensarlo quando picchiò selvaggiamente un suo compagno di università che gli
aveva fatto uno scherzo di pessimo gusto... è ora in un manicomio quel
poveraccio... poi quando rivide per l'ennesima volta suo padre... la rabbia lo
assalì. E stavolta non fu un semplice pestaggio, stavolta fu un atto di
vendetta".
Il Banner-Hulk si interrompe ancora, ma stavolta sembra non intenzionato a
continuare. "E quindi?" chiede infine la donna.
"Mi sembra chiaro. L'ho ucciso. Ho reso questo mondo un posto migliore.
Questa è la mia confessione finale perchè, entro un paio di minuti, non avrò
più le forze per...".
Improvvisamente si ode qualcosa. Rumori provenienti dall'esterno. Una parete,
lontana dai cinque, viene abbattuta senza creare alcuna conseguenza. I quattro
osservano il Banner-Hulk. "Devo metterlo per iscritto che ve ne dovete
andare?". Loro non se lo fanno dire due volte.
"Aspetti, lei non è autorizzato..." dice un paramedico.
"Bruce" dice Rick Jones "Molla quella cosa e vieni con me".
Sta per avvenire una nuova trasformazione. "Non posso farcela, Rick. Per
me è finita".
"No, invece!".
Con una forza impensabile, Rick Jones afferra per la vita il suo amico e lo
attira a sè. Miracolosamente le macerie non crollano subito, come se un qualche
dio invisibile le tenesse sospese nel tempo, e i due si precipitano verso
l'apertura nella parete, verso la libertà. Alla fine ad investirli è solo il
polverone sollevato dalla caduta definitiva dei detriti. Tanto giustificato
timore... per qualche colpo di tosse.
Passato il pericolo, Bruce Banner ritorna al suo aspetto umano. "Ma come
avete fatto a trovarci?" chiede "Come avevate capito che eravamo
sopravvissuti?".
"Per questo devi ringraziare lei" dice Rick indicando sua moglie,
Marlo, che si sta avvicinando "Non chiedermi come, ma ha capito che voi
eravate ancora vivi. Intuito femminile, coincidenza... io non mi farei troppe
domande: alla fine è andato tutto bene".
"Ma l'esplosione? Cosa l'ha causata?".
"Qui arrivano le brutte notizie. A quanto pare qualcuno ha messo una bomba
nell'edificio principale del FBSA, che è crollato. Tu eri in un edificio
secondario, ma le onde d'urto devono aver fatto crollare il soffitto. Tutto mi
fa pensare ad un attacco terroristico".
Bruce Banner osserva le macerie e le scene di distruzione attorno a lui. Quanta
gente è morta oggi in nome di chissà quale folle ideale?
Non molto tempo dopo.
Bruce si riunisce ai suoi quattro compagni di sventura. "Ho fatto una
confessione mentre eravamo sepolti vivi. Quello che ho detto è tutto vero, non
avrò motivo di rancore verso di voi se mi denuncerete".
"Denunciarti?" dice Jason "E per cosa? Per averci salvato la
vita? Louis, Frank, secondo voi di cosa sta parlando?".
"Ah, non lo so" risponde il primo "Sai, quando sei in una
situazione come quella dici qualunque cosa".
"Io penso che me ne andrò a casa" conclude il secondo "E mi farò
una bella dormita. Come non ne facevo da tempo" e appoggia la mano sulla
spalla di Bruce prima di andarsene.
Alla fine rimane solo la donna. "Sono l'unica che non ha raccontato la sua
storia".
"Non è necessario farlo per forza". Bruce ha come l'impressione che
sia in arrivo una tempesta.
"Allora vorrà dire che te la racconterò la prossima volta che ci vedremo.
E ho come la sensazione che sarà... molto presto".
La donna si allontana, ma Bruce richiama la sua attenzione. "Ehi, come ti
chiami?".
"Leah. Il mio nome è Leah".
Bruce torna da Rick e Marlo, mentre la donna svolta un angolo. Infine lontana
da occhi indiscreti, tranne due. "Come è andata?" dice una voce
nell'ombra.
"Bene, molto bene" risponde lei "Ho trovato una anima affine.
Un'anima che ha visto la morte in faccia... ed è sopravvissuta. Sarà la mia
arma per la conquista degli Inferi".
"Oh, Hela" avanza la voce "Hai sempre piani così
grandiosi".
'Leah' abbandona la sua guisa per assumere l'aspetto della signora dell'aldilà
norreno. "Ho provato un forte disgusto a stare in mezzo a semplici umani.
Ammettono l'amore tra persone del loro stesso sesso, e in più sono esseri
fragili e deboli. Ma uno di quegli esseri sarà la chiave della mia vittoria.
Che tu e i tuoi Elfi Neri mi aiuterete a conquistare... Malekith!".
Il signore degli elfi neri si inchina:"Sono al tuo servizio, dopotutto
devo a te la mia sopravvivenza".
Si apre un portale e i due lo oltrepassano. Una volta svaniti rimane solo la
calma. Una calma decisamente apparente.
Note: Dal ritorno in pianta semi-stabile di questa serie sulle pagine
virtuali di MIT, solo storie auto-conclusive erano state pubblicate. Diciamo
che si era ancora alla ricerca di una precisa identità, che potrebbe arrivare
con questa nuova saga che si concluderà nel nr. 25, con numerose guest-star
(perchè anche se non sembra questa serie si svolge in un universo condiviso e i
miei colleghi - siano sempre lodati - si sforzano fin troppo di farvi
riferimento. Una saga che ci porterà su più mondi e dove i veri antagonisti
sono i due loschi figuri che compaiono nell'ultima scena (ehi, uno di loro
presto sarà presente anche al cinema, guarda un po' che coincidenza!).
Per il resto pensavo all'inizio di essere stato un genio a tramutare il nome di
Hela in Leah, poi dieci secondi dopo mi sono accorto che Kieron Gillen lo fa da
più di due anni.
FINE